Amare persone ‘ferite’ o rabbiose
Molte volte, in passato, mi sono sentito attratto da donne “sofferenti”, che recavano segni di ferite emozionali, di una vita sofferta o problematica. Probabilmente è per un meccanismo di affinità, di somiglianza: avendo io il mio bagaglio di ferite, sento queste persone simili a me.
In teoria, quando si ama una persona “sofferente” questa dovrebbe essere ben contenta e disponibile (se corrispondiamo ai suoi gusti, ovviamente!). Poiché si è sentita amata poco e/o male, viene da pensare che reagirà positivamente all’essere amata. In realtà spesso non funziona così, ed è questo il tema della mia riflessione.
Ripensando a questo tipo di situazioni, ho identificato due dinamiche fondamentali che possono accadere, due tipi di reazione a cui la persona “ferita” tende: risentimento oppure gratitudine.
Reagire con risentimento
Metto questa per prima perché pare la più frequente. E non a caso: il dolore, le delusioni, le frustrazioni generano ovviamente una reazione emozionale negativa. E’ normale che una persona “ferita” provi rabbia e risentimento.
Il problema è quando la persona, invece di reagire creativamente e superare quello stato, rimane abitualmente nel risentimento, che diventa l’attitudine con cui si approccia al mondo (e specialmente alle relazioni). In questi casi, spesso è come se le nuove persone che incontra (e specialmente i nuovi partner) debbano “pagare” per le sofferenze da lei subite in precedenza, o “risarcirla” per i guai passati.
A volte la persona ferita si aspetta che gli altri — il partner in primis — adottino un ruolo “genitoriale” nei suoi confronti: cose come prendersi cura di lei, essere sempre disponibili, amarla in modo incondizionato. Quando questo non accade, può avere reazioni rabbiose o persino violente.
Il peso del passato
In pratica, sui nuovi partner (o aspiranti tali) viene scaricato il peso del passato; una sorta di “vendetta tardiva” su chi arriva dopo. E molto spesso senza alcuna spiegazione, perché la persona “ferita” è in preda a una reazione istintiva, di cui solitamente non ha consapevolezza.
A volte queste persone scaricano persino la colpa degli avvenimenti passati, anche se il nuovo partner non c’entra nulla! Atteggiamenti rabbiosi del tipo “Voi uomini siete tutti…!”, sono un tipico riversare ferite del passato su situazioni nuove (anche se, magari, il partner nuovo non è assolutamente quel tipo di uomo).
(N.B.: sto usando un esempio al femminile, perché a me più noto, ma queste dinamiche accadono in entrambi i sessi)
Accade così che, spesso, il nuovo partner (anche se animato dalle migliori intenzioni) si scoraggi, o rimanga confuso, o — giustamente — reagisca negativamente perché sa di non aver fatto nulla per meritare quel trattamento. La conclusione abituale è che la relazione si fa amara e conflittuale, e facilmente termina.
A volte la persona “ferita” vive il suo risentimento come una sorta di “prova d’amore”: se l’altro non si scoraggerà, nonostante tutto, allora dimostrerà di amarla veramente. Purtroppo la mancanza di una comunicazione chiara impedisce che l’altro comprenda le vere ragioni dei conflitti, ed è difficile accettare di essere maltrattato senza saperne il motivo.
Inoltre, chi coltiva il risentimento vive ancorato al passato. Per questo motivo, l’amore nel presente difficilmente risulta sufficiente (il passato non si cambia), e sembra non bastare mai: spesso il bisogno d’amore della persona ferita è come un “pozzo senza fondo” impossibile da colmare. In questi casi anche un amore sincero rischia di logorarsi, vedendo che il risentimento permane e il nostro amore pare non bastare mai a guarire le vecchie ferite.
Sui nuovi partner viene scaricato
il peso del passato
Reagire con gratitudine
Quando, invece, la persona ferita ha la maturità emotiva per gestire la sua rabbia e superare il risentimento (col tempo necessario), comprende che il passato è ormai alle spalle, e non ha nessuna utilità trascinarselo dietro. Capisce anche che ogni persona è un caso a sé, ed è assurdo partire da preconcetti basati sulle esperienze precedenti.
Il passato non è necessariamente destinato a ripetersi; anche se, ovviamente, è bene imparare dall’esperienza per non ripetere gli stessi errori. Ma occorre ricordare che ogni persona è un “mondo nuovo”, a cui avvicinarsi con spirito aperto.
Liberata dalla zavorra (dal “veleno”) del risentimento, questa persona tenderà a reagire con gratitudine a coloro che le dimostrano amore. Magari sarà necessario superare una certa diffidenza iniziale (le ferite inducono alla prudenza, comprensibilmente), farsi conoscere, dimostrare le proprie intenzioni positive.
Ma, una volta stabilito un clima di fiducia, questo tipo di persona si aprirà con gioia e riconoscenza; proprio perché è stata ferita ferita e poco amata, tenderà ad apprezzare particolarmente quello che riceve.
Meno bellezza, più amore?
La gratitudine di cui parlo spesso interviene quando capita di interessarsi a persone poco avvenenti. Essendo abituate a sentirsi poco desiderate e apprezzate, non è raro che il sentirsi finalmente amate generi — a sua volta — un amore e una devozione particolari (mentre una persona molto attraente tende a dare per scontato l’interesse che riceve).
Questo se, ovviamente, la persona in questione non ha sviluppato il risentimento radicato di cui parlavo all’inizio (il risentimento, quando presente, tende a prevalere).
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