La differenza tra amore romantico e amare
Per molti il concetto di amore equivale all’amore romantico, quello mostrato nei film sentimentali e nei romanzi rosa. Io invece distinguo tra “amare” in senso proprio, e “amore romantico”.
Questa distinzione è importante, perché il concetto di amore romantico è una sorta di “minestrone emotivo” in cui coesistono stati disparati ed anche contraddittori: passione, desiderio, bisogno, affetto, eros, attaccamento, dipendenza, gelosia, possesso, ecc. Al punto che l’amore romantico contiene — e spesso giustifica — affermazioni contrapposte come “Ti amo ma ti odio”, oppure “Ti amo e non posso lasciarti libero/a”, o addirittura “L’ho ucciso/a perché l’amavo troppo” (!).
Secondo me, una cosa non può essere il suo contrario: quindi se dici che “Mi ami e mi odi” (che sono due sentimenti opposti), o hai le idee molto confuse, oppure quello di cui parli non è propriamente amore. Per questo ritengo necessaria la distinzione tra “amore romantico” (che può essere contraddittorio) e “amare” vero e proprio (che è coerente).
Una cosa non può essere
il suo contrario
Amare è volere il benessere dell’altro
Per come la vedo io, amare nel senso pieno della parola significa essenzialmente avere a cuore la felicità e il benessere dell’altro. Quando amiamo qualcuno, il suo ben-essere è per noi importante quanto il nostro — o anche di più.
E’ il significato letterale del “voler bene”: ovvero, desidero il tuo bene, qualunque esso sia, anche a discapito del mio. E’ uno “stato di grazia” in cui il nostro naturale egoismo si acquieta e l’altro assume un posto centrale nei nostri pensieri. Quando accade, quello che era “Altro da Noi” non è più lontano ed estraneo, ma ci diventa prossimo, familiare, prezioso: ci sta a cuore, ci è caro, ce ne prendiamo cura. Anche quando la persona amata non ci ricambia, anche se non ne traiamo un vantaggio.
- In altre parole, l’amore autentico è gratuito, disinteressato. E’ una pulsione a dare.
- Mentre l’amore romantico, in genere, è in buona parte volto al proprio tornaconto, ad ottenere qualcosa dall’altro (“Ti amo perché sei mio/mia, o perché tu lo diventi, o perché spero di essere ricambiato”). Molto difficilmente amiamo qualcuno che non può darci nulla. Nasce da una pulsione a prendere.
Ed ecco perché, quando non ottiene quello che vuole, questo sentimento si trasforma facilmente da positivo in negativo.
La gelosia non è amare
Un esempio classico dei limiti dell’amore romantico è la gelosia. Se amare vuol dire volere il bene dell’altro, ecco che la gelosia va in direzione opposta: limita l’altro, ne esige il controllo e la sottomissione, fino ad arrivare a soffocarlo o a proibirgli quello che potrebbe renderlo felice — o a punirlo se osa perseguire i propri desideri. Il che mostra quanto la gelosia sia sempre e comunque un sentimento egoistico, volto al proprio interesse e mai a quello dell’altro.
Sia chiaro che non voglio demonizzare la gelosia: è un sentimento del tutto umano, ed anche le persone più evolute la provano. Tengo però a sottolineare quanto vada in direzione contraria all’amare vero e proprio. E quanto, quindi, sia falso dire “Sono geloso perché ti amo”; sarebbe molto più onesto ammettere che “Sono geloso perché…”
- Ho paura (di perderti, di non essere all’altezza, che trovi qualcuno migliore di me)…
- Sono insicuro (del mio valore, di meritarti)…
- Ho bisogno di te per stare bene (al punto da mettere la mia felicità prima della tua).
In sintesi, l’idea popolare per cui “Amore vuol dir gelosia” ha senso solo se parliamo di amore romantico. Ma è invece in contrapposizione all’amare veramente: se ti amo in senso proprio, cercherò di arginare la mia gelosia (perché non limiti la tua felicità), invece di giustificarla e cercare di controllarti.
La gelosia è sempre e comunque
un sentimento egoistico
[…]
Leggi l’articolo completo sul blog Psicofelicità: “La differenza tra amore romantico e amare”
Se quello che hai letto ti è piaciuto, clicca sulla mano che applaude qui sotto, grazie! :-)