Capire gli altri — 3. Contraddizioni

Valter Psicofelicità
5 min readSep 29, 2020

--

Quante volte gli altri ci appaiono come un mistero? Quante volte deludono le nostre aspettative, o si comportano in modi che ci sembrano privi di senso? Questo è particolarmente vero nei rapporti fra uomini e donne.
In una serie di tre articoli, cercherò di spiegare alcuni dei motivi principali di queste incomprensioni. Conoscendoli, possiamo “leggere” meglio le altre persone, e comprendere le ragioni dei loro comportamenti.

Un mosaico di contraddizioni

Alcuni aspetti della realtà obbediscono a regole semplici: nella meccanica, nella fisica newtoniana, un evento è in un certo modo, e non può essere il suo contrario. Nell’essere umano, invece, tutto è più complicato e imprevedibile.

Le varie “sfumature” di una personalità (di cui ho parlato nel secondo post della serie) si combinano spesso in modi complessi: siamo tutti un misto di intelligenza e (almeno un po’) di stupidità, di altruismo ed egoismo, ecc. Spesso caratteristiche opposte convivono nelle stessa persona, esprimendosi in contraddizioni che — da fuori — possono sembrare incomprensibili: “Ma come —diciamo — ieri era così simpatico/a (paziente, serio, appassionato, premuroso…) ed oggi invece sembra tutto il contrario…?!?”.
Facile pensare che una di quelle due “facce” sia una finzione; ma spesso non è così (anche se può accadere). Semplicemente, di solito entrambe quelle “facce” (insieme a molte altre) fanno parte della stessa persona. Sono come “tessere di un mosaico” (di forme e colori anche molto diversi) che — insieme — compongono l’intera personalità.
Un po’ come vari attori su un palcoscenico, a volte uno di essi è dominante, altre volte entra in scena qualcuno che non ci saremmo aspettati… ma sono tutti parte della vicenda. Lo psichiatra Roberto Assagioli introdusse il concetto di sub-personalità, ovvero svariate componenti della nostra psiche che “abitano” tutte insieme dentro di noi (all’opposto di un’idea di personalità univoca e “monolitica”).
E’ ovvio che tutti questi “frammenti” non possono essere sempre concordi e coerenti: da qui la molteplicità di una personalità, ed anche le sue contraddizioni.

Comprendere l’altro, ma anche noi stessi

Tra l’altro, tenere presente questo “mosaico” ci aiuta anche a comprendere noi stessi. Spesso crediamo di dover essere sempre in un certo modo (perché ci hanno detto che è l’unico “giusto”), oppure che non possiamo cambiare idea o atteggiamento: questa è una forzatura che genera disagio e sofferenza, che ci blocca in una “camicia di forza” che non assomiglia al nostro vero Io.
Invece, riconoscere tutte le “voci” diverse che fanno parte di noi, ci permette di accettare (e coltivare) l’intera nostra personalità; comprese le sue contraddizioni (che, una volta accolte, diventa più facile armonizzare).

Siamo tutti Jekyll e Hyde

In fondo, chi è sempre e soltanto intelligente? O costantemente buono e amorevole? Una persona così sarebbe ben poco umana; ci potrebbe essere utile, forse, ma non la sentiremmo simile a noi.
La natura umana (così come — sovente — la Natura stessa) è molteplice e contraddittoria. Anche arte e letteratura ce l’hanno ricordato spesso. L’esempio più classico è quello della “coppia” Dottor Jekyll e Mister Hyde: che sono in realtà la stessa persona o — per meglio dire — due aspetti opposti che convivono nel medesimo individuo. Il fascino duraturo di questo racconto, non fa che testimoniare quanto faccia parte di tutti noi: ognuno ha dentro un potenziale “Mister Hyde”.
Anche nel “mito” moderno di Star Wars, al di là della separazione tra “buoni” e “cattivi”, il concetto di Forza ci ricorda che essa può essere sia “luminosa” che manifestarsi nel “lato oscuro” (dipende dalle scelte dell’individuo). Quindi, non si è mai “buoni” o “cattivi” per natura (in modo innato e inevitabile), ma in ogni momento si sceglie quale parte di sé esprimere.

Inoltre, non va dimenticato che molte delle nostre “sub-personalità” agiscono fuori dal nostro controllo cosciente (almeno in parte). Come nel caso di Jekyll e Hyde, la “parte oscura” può manifestarsi fuori dalla nostra volontà. Come Freud notava oltre un secolo fa, la parte inconscia della nostra mente è quella più grande, simile alla parte sommersa di un iceberg.
Per questo, quando qualcuno ci delude od offende con le sue azioni, è bene ricordare che — forse — non l’ha fatto con intenzione; magari è stata una sua parte inconscia a giocargli qualche tiro mancino. E’ bene quindi spiegarsi e chiarirsi, invece di dare per scontata l’intenzione malevola.

Le motivazioni che ci muovono

Un altro motivo per cui ci comportiamo in modo contraddittorio, è che in noi agiscono motivazioni diverse (e, a volte, opposte):

  • A volte siamo guidati dall’amore, dalla creatività, dall’entusiasmo…
    a volte siamo preda della paura.
  • Vorremmo fare felici le persone a cui vogliamo bene…
    ma vogliamo anche essere felici noi.
  • Tutti abbiamo un impulso di fondamentale egoismo (necessario per sopravvivere)…
    ma a volte lo trascendiamo e anteponiamo il bene collettivo.
  • A volte tendiamo maggiormente a cercare il piacere, la gioia…
    a volte preferiamo evitare il dolore.
  • In certe situazioni preferiamo essere pratici e concreti…
    in altre ci lasciamo andare ai sogni e alle speranze.

Un certo comportamento, quindi, non esclude che il giorno dopo si agisca in base a una motivazione opposta. Dipende da molti fattori, da quello che ci accade intorno, dallo stato emozionale e biochimico dentro di noi (incluse, per le donne, le alterazioni dovute ai cicli ormonali).

Inoltre, nelle relazioni ci troviamo di fronte ad aspetti dell’altro che ci suscitano reazioni diverse: magari apprezziamo una certa parte di una persona (es. la fantasia, la forza), ma siamo infastiditi da un’altra parte (es. il disordine, la rigidità). Ricordiamoci che non esiste l’uomo perfetto, così come non esiste la donna ideale.
Non è quindi sorprendente, a volte, provare verso la stessa persona sentimenti opposti; quando una relazione è intensa e profonda, possiamo arrivare ad amare e odiare la stessa persona; oppure amarla e non sopportarla più. Se succede, è il caso di fare chiarezza su quel che ci ferisce nell’altro, e cercare di comunicare il nostro conflitto senza aggredire la persona.

Dall’esclusione all’inclusione

Insomma, per capire il mondo e gli altri (ed anche noi stessi), è indispensabile riconoscere che siamo creature complesse e contraddittorie. Che dentro ciascuno c’è un mondo vasto e — per molti versi — misterioso, dove potrebbe accadere di tutto (e spesso accade!).
Per avere questa apertura mentale, è indispensabile abbandonare una mentalità schematica, esclusiva, cartesiana (per cui qualcosa è in un modo oppure nel suo opposto; per esempio “buono” oppure “cattivo”) e adottare una mentalità elastica, inclusiva, olistica (dove qualcosa può essere in un modo ed anche in un modo diverso, od opposto). In poche parole, saper pensare in termini di “questo E quello”, invece di “questo OPPURE quello”.
Perché la realtà, molto spesso, include “questo E quello”.

Fare pace col “diverso”

In conclusione, l’errore più grande che possiamo fare è pensare che “diverso da me” equivalga a “sbagliato”. Anche se questa è una reazione istintiva (ciò che è diverso suscita diffidenza, crea fatica e fastidio), ci impedisce di relazionarci in modo positivo. Per quanto sia umano desiderare che l’altro corrisponda ai nostri desideri e aspettative, dobbiamo capire che questo non può accadere sempre.
Solo riconoscendo che “diverso” non è né meglio né peggio… ma solo diverso, possiamo vivere in pace col resto del mondo.
E magari, a volte, riuscire a capirlo. :-)

***

Leggi le altre due parti di “Capire gli altri” sul blog Psicofelicità:

Se quello che hai letto ti è piaciuto, clicca sulla mano che applaude qui sotto, grazie! :-)

--

--

Valter Psicofelicità
Valter Psicofelicità

Written by Valter Psicofelicità

Mi occupo di crescita personale da 40 anni. Nel mio blog parlo di migliorare se stessi, la propria vita e le relazioni, per vivere meglio ed essere più felici.

No responses yet