Come affrontare la sofferenza
Come ho scritto nell’articolo “Perché si soffre” (e come filosofi e saggi hanno spesso confermato), la sofferenza è naturale e parte della vita stessa. Per questo l’atteggiamento più saggio sarebbe quello di accettare questo aspetto inevitabile della condizione umana, senza farsene abbattere o travolgere; purtroppo non è affatto facile.
Fuga dalla sofferenza
L’impatto che la paura, il dolore, l’incertezza e gli imprevisti dell’esistenza hanno su di noi, è tale da indurci spesso a sentirci soverchiati: non riusciamo a sopportarli. E’ per questo che ci capita di cadere in due atteggiamenti errati e dannosi, opposti ma entrambi gravi:
- L’ottimismo ingenuo di chi vuole credere che tutto andrà (o deve andare) bene.
- Il pessimismo cinico di chi rinuncia alla speranza, e si aspetta che tutto andrà male.
- I primi vivranno nella negazione e nell’illusione, si ritroveranno spesso delusi, smarriti e impreparati ad affrontare le complessità dell’esistenza.
Avendo delle aspettative troppo elevate, tenderanno al perfezionismo, avranno difficoltà ad adattarsi, difficilmente apprezzeranno i piccoli piaceri o le conquiste modeste; non di rado saranno pretenziosi o critici (tutto dovrebbe essere molto meglio, non ci si può certo accontentare). - I secondi vivranno nell’angoscia, incapaci di andare incontro alla vita con fiducia e intraprendenza.
Aspettandosi il peggio diffideranno di tutti, eviteranno di cogliere le opportunità, vivranno intrisi di amarezza ed invidia per chi sa essere più lieto e appagato. Le persone tenderanno ad evitarli e, invece di riconoscere di essere loro stessi la causa, attribuiranno la colpa agli altri.
Non di rado chi coltiva la prima mentalità, dopo una serie di delusioni finisce con l’abbracciare la visione opposta: dopo troppa sofferenza e disappunto, si rifugia nella rassicurazione del pessimismo a priori, in modo da non coltivare più speranze che possano essere infrante.
Una mancanza di equilibrio
Il problema di fondo di questi due atteggiamenti è la mancanza di equilibrio, e di realismo: in realtà l’esistenza è sempre un misto di luce ed ombra, positivo e negativo, successi e fallimenti. Solo mantenendo una posizione equilibrata, di “saggezza ragionevole” che prevede e considera tutte le possibilità, spera nella riuscita ma si prepara all’eventuale insuccesso, è possibile vivere in modo costruttivo e proficuo.
Gli elementi della saggezza
Naturalmente la vera saggezza non si raggiunge in fretta né si può insegnare, ma esistono alcuni “ingredienti” che possiamo coltivare per accrescere la nostra “ragionevole saggezza”, e così saper affrontare meglio la sofferenza.
Visione realistica
Le persone sagge hanno, prima di tutto, una visione “realistica” su quanto impegnative siano molte cose. Non sono privi di speranza (il che sarebbe una follia), ma sono consapevoli delle complessità che ogni progetto comporta: ad esempio crescere un figlio, avviare un’impresa, trascorrere un fine settimana piacevole con la famiglia, cambiare la società, innamorarsi...
Sapere di starsi imbarcando in qualcosa di difficile non toglie al “saggio” l’ambizione, ma lo rende più saldo, più calmo e meno incline al panico riguardo i problemi che invariabilmente incontrerà sul percorso.
Saper apprezzare
Ben consapevole che molte cose potrebbero andare storte, il saggio è insolitamente sensibile a momenti di calma e bellezza; anche a quelli di natura modesta, che vengono ignorati da chi è impegnato in progetti più grandiosi. Proprio perché ha ben presente i pericoli e le tragedie dell’esistenza, è capace di apprezzare il piacere di una giornata soleggiata e tranquilla, l’incanto di un bambino che gioca, o una serata di chiacchiere tra amici.
Non è perché sia ingenuo o sentimentale, ma perché conosce quanto la vita possa diventare difficile; e, quindi, sa apprezzare il valore dei momenti dolci e sereni — in qualsiasi momento si presentino.
Riconoscere la follia diffusa
Il saggio sa che tutti gli esseri umani, lui compreso, sono irrimediabilmente radicati nella follia: hanno desideri irrazionali e obiettivi contraddittori, sono inconsapevoli la maggior parte del tempo, sono inclini a sbalzi d’umore, sono preda di ogni tipo di fantasie e illusioni; e sono sempre in balìa delle bizzarre pulsioni della loro sessualità.
Il saggio non rimane sorpreso dalla compresenza di immaturità e perversione al fianco di qualità mature come intelligenza ed etica. Si rende conto che siamo, in fondo, delle scimmie a malapena evolute. Consapevole che almeno metà della vita è irrazionale, cerca — per quanto possibile — di prevedere la pazzia, ed argina il panico quando — prevedibilmente — essa fa la sua comparsa.
Educazione e cortesia
La persona saggia ha una visione realistica anche delle relazioni sociali; specialmente su quanto sia difficile far cambiare idea alle persone e influenzare le loro vite.
Per questo è alquanto restìa nel dire francamente quello che pensa degli altri. Si rende conto di quanto sia raramente produttivo mostrarsi critici. Cerca soprattutto di creare situazioni piacevoli tra le persone, anche se questo significa non essere del tutto autentici. A questo scopo, nel parlare con qualcuno di fede politica o religiosa diversa dalla propria, non cercherà di convertirli; si tratterrà dall’obiettare a chi espone idee discutibili sul riformare il paese, sull’educare i figli o sull’organizzazione della propria vita.
La persona saggia sarà consapevole di quanto ciascuno possa vedere le cose in modo diverso, e cercherà di concentrarsi più su quello che le persone hanno in comune piuttosto che su quello che le separa.
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