Illusioni pericolose e verità scomode
Nel mio blog Psicofelicità evidenzio spesso delle idee che possono risultare “scomode” o spiacevoli. Affermo concetti che possono andare contro il senso comune, le convenzioni usuali, i valori tradizionali o — semplicemente — quello a cui piacerebbe credere. A volte sfato dei miti (come quello romantico), o scardino delle convinzioni che sono basilari nella nostra cultura.
Non lo faccio perché sono bastian contrario (ok, a volte sì! ;-D ) o perché mi piace turbare le persone. Lo faccio perché le illusioni, anche quando sono comode o piacevoli, possono essere pericolose: possono impedirci di essere felici, e distruggere la nostra vita (o quelle altrui).
Tutti ci inganniamo
Tutti tendiamo a crearci certe illusioni o a credere in certi concetti (benché falsi), perché ci gratificano, ci rassicurano, o ci convengono. A volte ci crediamo persino quando il buon senso o l’evidenza ci dicono il contrario: l’autoinganno è una caratteristica naturale dell’essere umano; perché, in molti casi, ci aiuta a vivere meglio. La realtà può essere troppo sgradevole o spaventosa da sopportare (vedi “Le bugie con cui viviamo — L’arte di autoingannarsi”, nella bibliografia).
In altri casi, però, l’autoinganno può essere dannoso, e persino nefasto. Le nostre convinzioni funzionano come una “mappa”, un sistema di riferimento attraverso cui interpretiamo gli eventi; questa mappa ci serve a “navigare” nella vita, dirige le nostre scelte, guida le nostre azioni.
Consce o inconsce, corrette od errate, le nostre convinzioni determinano la vita che facciamo: le nostre scelte, e quindi i risultati che ne conseguono.
Ecco perché, se la nostra “mappa” è errata (imprecisa, inaffidabile, incongruente con la realtà), diventa inevitabile fare errori, soffrire inutilmente, fallire i propri scopi. Se baso le mie azioni su informazioni errate, è molto probabile che le mie azioni risulteranno fallimentari, se non disastrose.
Le nostre convinzioni
determinano
la vita che facciamo
Dubitare sempre
Per questo è importare saper dubitare delle proprie convinzioni: solo mettendole in discussione, potremo scoprire se sono valide oppure no. Chi non dubita mai di se stesso, è potenzialmente pericoloso per sé e per gli altri.
Pensiamo a una persona razzista: crede nel razzismo non perché sia stupido o malvagio, ma perché ha assorbito delle idee (magari da giovane, quando mancava di senso critico) e continua a crederci senza metterle in discussione. Se lo facesse con onestà, si renderebbe conto che sono prive di senso; ma finché non ci prova, non può scoprire il proprio autoinganno. Quindi continuerà ad agire basandosi su quelle convinzioni, per quanto assurde o pericolose.
Lo stesso rischio lo corriamo tutti, perché tutti possiamo ingannarci. Tutti riceviamo informazioni false (da genitori benintenzionati, da amici disinformati, da leader interessati, dalla politica e dalla pubblicità…) e, se riteniamo la fonte affidabile o quelle informazioni ci gratificano, tendiamo a crederci.
Aggrappàti alle convinzioni
In seguito, anche quando quelle informazioni rivelano la loro infondatezza, tendiamo comunque a crederci, se sono gratificanti (“Noi siamo i migliori!”), rassicuranti (“Lui/Lei non mi tradirebbe mai”), o ci evitano l’inquietudine (“E’ sicuramente così”). Anche perché abbandonare le proprie convinzioni genera ansia, destabilizza; per questo risulta difficile farlo, persino di fronte all’evidenza.
Come dicevo prima, tendiamo ad auto-ingannarci perché ne ricaviamo un qualche vantaggio. Abbiamo bisogno di coerenza e stabilità, e pur di non perderle siamo disposti a continuare l’inganno.
L’origine dei fallimenti
Un prezzo che paghiamo per queste illusioni, è quando la nostra vita non va come vorremmo. Tutti possiamo sbagliare ma, se ci mettiamo in discussione, si può correggere l’errore e migliorare. Questo miglioramento diventa però impossibile, se non dubitiamo dei presupposti e non impariamo dagli errori. In altre parole, se continuo a fare come ho sempre fatto, raccoglierò sempre i medesimi frutti.
Un chiaro segno di questa dinamica è quando lo stesso dolore o problema tende a ripetersi: “Le mie relazioni non durano”, “Non trovo il lavoro che vorrei”, “Non riusciamo a comunicare”… Se un problema si ripresenta, è segno che non l’abbiamo ancora compreso a fondo. E’ facile pensare che cambiare persona o situazione possa risolverlo; ma, se il problema è mio, me lo porterò dietro dovunque vado. Il ripetersi di una situazione, indica molto spesso che la problematica è mia, che sto replicando qualche errore o schema disfunzionale. E, probabilmente, che sto agendo in base a qualche convinzione errata.
Per esempio, se le mie partner mi tradiscono, non è perché tutte le donne (o gli uomini) siano inaffidabili (come si tende a pensare) ma, più probabilmente, ho in me qualche convinzione o meccanismo (inconsci) che tende a farmi scegliere proprio quel tipo di persone. Se credo in qualcosa (pure se è falso), tenderò a crearlo.
Oppure, potrebbe essere che quel problema è irrisolvibile, che il nostro obiettivo è impossibile. Ma allora è l’ostinazione la radice della sofferenza: sarebbe più saggio accettare l’ineluttabile, e mettersi l’animo in pace.
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