La normalità non esiste (nessuno è normale)
Molte persone temono di non essere “normali”, o si interrogano sulla propria “normalità”, o ancora vengono criticate perché non rientrano in quello che altri ritengono sia il comportamento “giusto”. Alcuni non riescono ad accettare se stessi, o parti di sé, perché troppo diversi da quello che viene considerato “normale”. Tutto questo causa una significativa quantità di ansia, disagio e sofferenza.
Ma cosa vuol dire “normalità”? Ci sono due possibili interpretazioni:
- Ciò che definiamo “normale”, spesso non è altro che una “media statistica”, ovvero il caso più comune e frequente — ma questo non implica che sia quello migliore né il più morale.
- “Normale” deriva da “norma”, ovvero regola. Quindi si può dire “normale” ciò che si conforma alle regole della società in cui viviamo.
La normalità cambia sempre
Il problema è che entrambi questi parametri cambiano: ciò che viene considerato normale cambia con i luoghi, le culture, le epoche; quindi non è mai un valore assoluto, bensì relativo e fluido. Come esempi bastino lo schiavismo, la lapidazione o il genocidio, pratiche considerate normali per secoli, ma che oggi riteniamo inaccettabili.
Quindi, la cosiddetta normalità è una serie di “standard immaginari” e arbitrari, soggetti a una serie di fattori in continua evoluzione. Questi standard dipendono anche dalle prospettive individuali soggettive: non troverete mai due persone per cui “normale” definisca esattamente le stesse cose. Questo perché tutto è relativo, quindi non esistono opinioni giuste in assoluto — e ritenere tali le proprie porta solo a conflitti (pensiamo ai fanatici o ai terroristi, che non tollerano posizioni opposte alle proprie).
Lo stesso vale per i presunti modelli di “vero” (“vero uomo”, “vera donna”, “vero amore”, “vera famiglia”…): anche questi sono standard illusori, perché ci sono sempre molteplici modi di essere, più o meno validi per ciascuno (e mai nessuno è valido per tutti).
Essere strani è la normalità
Quello che consideriamo normale, molto spesso non corrisponde affatto alla realtà che ci circonda; molti comportamenti che ci appaiono come discutibili o anomali, sono in effetti molto diffusi e comuni:
- Non ti piace il tuo aspetto
- Temi di aver sposato la persona sbagliata
- Pensi ad un’altra persona mentre fai sesso col tuo partner
- Diventi invidioso per il successo di un amico
- Ti viene da piangere o da infuriarti quando vieni criticato
- Sei a disagio quando devi parlare con un estraneo
- Sei impacciato quando parli con qualcuno di importante
- Parlare in pubblico ti spaventa
- Temi di essere molto meno capace di quanto sembri, e che gli altri lo scoprano
- Provi desiderio per membri della tua famiglia
- Ti senti attratto da personaggi famosi
- Ti masturbi spesso
- Inciampi mentre cammini, o sbatti contro i mobili
- La possibilità di scoreggiare in pubblico ti terrorizza
- Non sopporti che altri possano vederti nudo
- Pensi ancora a una relazione conclusa anni fa
Se ti ritrovi in alcune o in molte voci di questa lista, rilassati: vuol dire che sei molto normale — e in buona compagnia. :-)
Sovente, ciò che viene considerato normale dalla società, è piuttosto qualcosa di ideale e vicino alla perfezione: è quello che dovremmo — o vorremmo — essere, invece di quello che siamo realmente. Non c’è quindi da stupirsi se una gran quantità di persone si sente sbagliata, o non all’altezza. Ma invece di farci condizionare continuamente da questi modelli irreali e irraggiungibili, sarebbe più sano ammettere che siamo tutti un po’ matti, strambetti e contorti.
Siamo tutti diversi
La normalità non esiste anche perché siamo tutti diversi, e questo è il motivo per cui, nelle coppie e fuori, passiamo buona parte del tempo in discussioni e battibecchi. Questo smentisce già alla base l’idea che ci siano modi di essere normali che siano validi per chiunque; in realtà, ogni individuo è unico, ha gusti e inclinazioni particolari, e nessuno corrisponde in concreto ai criteri di normalità diffusi.
Per questo Oscar Wilde ha scritto che “Visto da vicino, nessuno è normale”: quando conosciamo davvero qualcuno nella sua unicità, scopriamo una serie di aspetti che si discostano dall’idea di normalità — e questo vale per tutti. Le persone normali lo sembrano solo perché le vediamo da fuori, da lontano, o sono nascoste dietro maschere; chi sembra normale, di solito recita una parte perché teme di mostrare la sua “stranezza”.
Chi ha bisogno della normalità?
Chi ha molto a cuore la normalità, sia nella sua ricerca di esserlo, sia nel tentativo di imporla agli altri, è probabilmente una persona spaventata, ferita, che si è sentita poco amata. Che esorcizza le sue paure e fragilità attaccandosi a un’idea immaginaria, nella speranza che se tutto intorno fosse “normale”, allora si sentirebbe sicura e in pace. Spesso costoro sono persone in conflitto con se stesse, che faticano ad accettarsi e ad amarsi per come sono.
Perché vogliamo sentirci normali
Ma se il concetto di normalità è così limitante e privo di senso, perché influenza così tanto le nostre vite? Almeno per due ragioni fondamentali:
- Abbiamo tutti bisogno dell’accettazione e approvazione altrui.
Al punto che molti danno più importanza all’opinione altrui, che a ciò che davvero è importante per loro; per queste persone, uscire dalla norma appare inaccettabile. - Abbiamo tutti paura — in varia misura — di essere giudicati e rifiutati.
E non è solo conformismo, ma un potente impulso evolutivo: per gran parte della storia umana, essere respinti dal gruppo voleva dire ritrovarsi da soli a fronteggiare un mondo ostile, e morte quasi certa.
Temi su cui la normalità può farci del male
Di seguito esploro una serie di temi su cui l’idea di normalità pesa fortemente, ma che in realtà vengono vissuti da ciascuna persona in modi alquanto diversi.
- Sessualità, desideri e fantasie.
- Orientamenti sessuali, omosessualità.
- Unione romantica.
- Essere single, in coppia o sposati.
- Famiglia e figli.
- Non solo monogamia.
- Status, posizione economica e lavorativa.
- Bellezza, aspetto fisico.
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