Per conquistare qualcuno, prova ad essere autentico

Valter Psicofelicità
4 min readMay 6, 2020

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Qual è il miglior modo per avere successo nelle relazioni? E per “conquistare” una persona che ci piace? E’ meglio cercare di compiacere gli altri, assecondarli, magari manipolarli… oppure è meglio essere sinceri, mostrarsi per come si è?
Insomma, seguire una strategia oppure essere autentici? L’approccio migliore, direi, dipende da quello a cui puntiamo:

  • Se vogliamo solo ottenere qualcosa a breve termine, allora è probabile che sia più adatta la strategia.
  • Ma se quel che ci interessa è la qualità e la profondità della relazione, allora essere autentici appare la via migliore.

Eppure, osservo con stupore quanto spesso le persone (anche nelle relazioni profonde), fatichino ad essere autentiche. Anche con partner e amici, quante volte ci nascondiamo? Quante volte recitiamo una parte, o tratteniamo quello che ci “pesa” dentro?

Preciso che sto parlando principalmente di relazioni personali; le situazioni lavorative sono un caso diverso. Nel lavoro è abbastanza ovvio che si punta a un risultato, più che alla relazione in sé; essere amici del capo o dei clienti può essere piacevole, ma l’obiettivo è — in genere — il reddito.
Questo non vuol dire che la falsità sul lavoro sia necessariamente remunerativa, anzi: l’onestà alla lunga rende meglio. Però gli scopi sono diversi: nel lavoro, non siamo lì per mostrare chi siamo, quanto per offrire una prestazione o servizio.

Quante volte ci nascondiamo,
o recitiamo una parte?

Autenticità e strategia

Quando parlo di autenticità, intendo dire “Mostrare quello che siamo e sentiamo, la propria verità, essere trasparenti e senza maschere”. Non per uno scopo, ma solo perché è quello che siamo (possiamo avere uno scopo, ma questo non influenza il nostro comportamento).
In parole povere, “Essere se stessi”.

Con strategia intendo, invece, qualsiasi atteggiamento che sia mirato ad ottenere un certo scopo. Non implica necessariamente falsità, ma non è nemmeno autentico, perché non spontaneo: se sorrido per rendermi simpatico, ma non corrisponde a ciò che sento in quel momento, è una strategia. Può accadere intenzionalmente, o involontariamente.
Qualche esempio di strategie:

  • Dire quel che non sentiamo davvero, o tacere quel che sentiamo
  • Nascondere un’emozione (specialmente negativa), o mostrarne una che non proviamo
  • Fare cose di cui non abbiamo alcuna voglia, fingendo di farle volentieri
  • Non fare le cose che corrispondono ai nostri gusti, per assecondare quelli altrui
  • Tenersi dentro pensieri, desideri, fantasie, sofferenze, che vorremmo invece condividere

Non sto implicando che usare strategie sia sbagliato o immorale. Anzi, spesse volte è necessario o richiesto. Tutti tendiamo ad usare delle strategie nelle relazioni:

  • Perché temiamo il giudizio altrui
  • Perché abbiamo bisogno di approvazione
  • Perché temiamo di non piacere per come siamo
  • Perché vogliamo ottenere qualcosa
  • Per evitare di ferire le persone

Ma, al tempo stesso, sentiamo anche l’esigenza di essere noi stessi; vorremmo poterci lasciar andare, ed essere accettati e amati per quello che siamo.

Sentiamo l’esigenza
di essere accettati e amati
per quello che siamo

Essere se stessi è una chimera?

La spontaneità è — relativamente — un mito: in quanto creature sociali e bisognose degli altri, non siamo mai del tutto spontanei. Nella vita sociale è abbastanza scontato usare strategie, non solo per ottenere qualcosa, quanto per regole sociali e buona convivenza. Veniamo educati fin da piccoli a compiacere gli altri in questo modo.
Le piccole bugie vengono definite un “lubrificante sociale”, proprio perché senza di esse si creerebbero continui attriti. Tutti abbiamo insicurezze, fragilità e punti deboli che non vogliamo vengano urtati.

Nelle relazioni profonde, invece (siano esse sentimentali o di amicizia), l’autenticità è sia una possibilità che un’esigenza; in questo tipo di relazioni:

  • Vogliamo fidarci e sentire che l’altro è onesto, non ci sta ingannando, non mira a usarci: abbiamo bisogno e pretendiamo che l’altro sia autentico.
  • Vogliamo “lasciarci andare”, calare le maschere e smettere le recite: abbiamo bisogno di sentirci liberi, di poter essere autentici.

Ma quante volte riusciamo ad essere noi stessi? Quando non ci riusciamo, qual è il motivo?
E specialmente quando una relazione sta nascendo, è meglio essere strategici o autentici?

I motivi per cui fingiamo

Il motivo fondamentale per cui fingiamo di essere diversi da quel che siamo, è la paura di essere giudicati negativamente e respinti. Se desideriamo entrare in relazione con qualcuno, temiamo di essere rifiutati; se siamo in una relazione, temiamo di essere puniti o abbandonati.
(Possiamo anche farlo per evitare di ferire qualcuno, ma è una motivazione minore).

E’ quella paura, insieme al desiderio di ottenere quel che vogliamo (e la paura di non riuscirci), che ci induce ad usare strategie: tendiamo a credere che più compiaceremo l’altro, più facilmente otterremo quel che desideriamo da lui o lei (e per molti versi funziona).
Se, invece, ci comportiamo semplicemente per come siamo, c’è sempre la possibilità di non piacere o — addirittura — di allontanare l’altro. Adottare strategie sembra quindi l’atteggiamento più efficace: l’altro è contento, e noi con lui/lei!
Ci sono però diversi rischi o effetti collaterali dell’usare strategie:

  • E’ moralmente discutibile, perché stiamo “ingannando” qualcuno: nella misura in cui il nostro comportamento non corrisponde a quello che siamo e sentiamo realmente, siamo artificiosi. Anche se magari con le migliori intenzioni (p.es. vogliamo farlo felice).
    C’è sempre il rischio di manipolare l’altro (fargli fare quel che altrimenti non farebbe) o di usarlo.
  • A livello pratico, non si può fingere all’infinito. Per errori involontari o per stanchezza, prima o poi l’artificio salterà fuori, e l’incoerenza con quel che siamo si manifesterà.
    Quando accadrà, la relazione ne soffrirà; l’altro potrà sentirsi ingannato, deluso, tradito.
  • Inoltre può rivelarsi controproducente (specialmente alla lunga), perché le persone — in genere — percepiscono l’artificiosità, e diffidano delle persone innaturali o poco spontanee.
  • Infine, non abbiamo mai la certezza di essere apprezzati o amati per quel che siamo. Rimane sempre il dubbio che, se smettessimo di “recitare la parte”, tutto potrebbe crollare.

Fingiamo per paura
di essere giudicati negativamente
e respinti

[…]

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Written by Valter Psicofelicità

Mi occupo di crescita personale da 40 anni. Nel mio blog parlo di migliorare se stessi, la propria vita e le relazioni, per vivere meglio ed essere più felici.

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