Tutto è relativo

Valter Psicofelicità
4 min readJul 27, 2019

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Uno dei principi essenziali per vivere meglio, è la consapevolezza di come ogni opinione sia relativa (ovvero è una “interpretazione soggettiva”, invece che vera o falsa, giusta o sbagliata in assoluto). Il motivo è presto compreso se immaginiamo una persona per cui ogni opinione sia assoluta; costui avrà:

  • una mentalità rigida
  • un atteggiamento autoritario verso le persone (c’è un modo solo di fare le cose, ed è — ovviamente — il suo)
  • scarsa tolleranza
  • tendenza all’ansia e all’ossessione (quando tutto è assoluto non c’è margine di errore)
  • diffidenza verso le persone più rilassate di lui
  • e, soprattutto, vedrà come “nemici” tutti quelli che hanno opinioni diverse dalla sua: quando tutto è assoluto, esiste una sola opinione “giusta”, e tutte le altre sono “sbagliate”.

In poche parole, una persona che vive male e fa vivere male gli altri. Scommetto che avete già incontrato persone così, e non ne conservate un buon ricordo.

Ma, al di là delle inclinazioni personali, ci potremmo chiedere se gli eventi possano essere — oggettivamente — giusti o sbagliati, benefici o malevoli. Per rispondere a questo dubbio, vi racconto una classica storia orientale…

La storia del contadino e dei cavalli

Un contadino che abitava in un piccolo borgo sperduto, un giorno scoprì che il suo unico cavallo, che gli serviva per arare i campi, era scomparso. Mentre lo cercava s’imbatté nel vicino, che gli domandò dove stesse andando. Quando rispose che il suo cavallo era scappato, il vicino commentò scrollando il capo: “Che sfortuna”.

Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” ribatté il contadino e proseguì la sua strada. Oltrepassati i campi coltivati, giunse sulle colline e qui trovò il suo cavallo, che pascolava tranquillamente insieme a un gruppo di cavalli selvaggi. Ricondusse il suo cavallo verso casa, e gli altri lo seguirono.
Il mattino seguente, il vicino venne per avere notizie del cavallo. Vedendolo di nuovo nel suo recinto insieme agli altri, chiese al contadino che cosa fosse successo. Quando gli spiegò che i cavalli gli erano venuti dietro, il vicino esclamò: “Che fortuna!”.

Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” replicò il contadino e tornò alle sue faccende. Il giorno seguente suo figlio venne congedato dall’esercito e tornò a casa. Tentò di domare i nuovi cavalli, ma cadde a terra e si ruppe una gamba. Il vicino vide il giovanotto, seduto sulla veranda con la gamba ingessata mentre il padre zappava l’orto, e chiese che cosa fosse successo. Ascoltò scrollando il capo, e poi commentò: “Che sfortuna!”.

Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” rispose il contadino riprendendo a zappare. L’indomani il reparto del giovanotto arrivò a passo di marcia per il sentiero. Nel corso della notte era scoppiata la guerra e gli uomini si recavano al fronte. Vedendo che il figlio non era in grado di andare con loro, il vicino si sporse oltre lo steccato e, rivolgendosi al contadino che si trovava nel campo, osservò che gli era stata risparmiata la sciagura di perdere il figlio in guerra: “Che fortuna!”.

Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” replicò il contadino riprendendo ad arare. Quella sera, il contadino e suo figlio si sedettero a tavola per cena, ma dopo aver mangiato qualche boccone il figlio rimase soffocato da un osso di pollo e morì. Al funerale, il vicino mise una mano sulla spalla del contadino e disse tristemente: “Che sfortuna!”.

Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” replicò il contadino, deponendo un fascio di fiori accanto alla bara. Qualche giorno dopo il vicino venne da lui con la notizia che l’intero reparto di suo figlio era stato massacrato al fronte. “Tu almeno hai potuto essere accanto a tuo figlio quando è morto. Che fortuna!” disse.

Fortuna, sfortuna: chi può dirlo?” rispose il contadino e si avviò al mercato…

Il significato di ogni evento è soggettivo

Il messaggio appare evidente: il significato di ogni evento dipende da come lo osserviamo, dal nostro personale punto di vista. Quello che è positivo per noi, potrebbe essere negativo per altri, o da un altro punto di vista, o in una diversa circostanza. Inoltre, è arbitrario definire a priori il significato di un evento, perché lo svilupparsi della situazione potrebbe cambiare il valore o il significato dell’evento stesso (proprio come accade nella storia).
In altre parole, possiamo dire che ogni evento è — in sé e per sé — “neutro”: in se stesso non è positivo né negativo. Il suo valore o significato dipenderà quindi dall’osservatore e dal suo atteggiamento.

Pensiamo ad un altro racconto famoso: quello del leone e della gazzella. “Ogni giorno una gazzella corre per sfuggire al leone, ed ogni giorno il leone corre per mangiarla”: in qualunque modo vada a finire, è evidente che la valutazione sarà diversa a seconda che venga dal punto di vista della gazzella o del leone. Possiamo dire che uno dei due abbia torto, e l’altro ragione? Direi di no; un osservatore può parteggiare per l’uno o per l’altra, ma entrambi stanno semplicemente lottando per la propria sopravvivenza.

Il significato di ogni evento
dipende da come lo osserviamo,
dal nostro personale punto di vista

Ognuno ha opinioni e gusti diversi

Mi rendo conto che, per alcuni, possa risultare difficile accettare questa affermazione: ognuno tende a credere che la sua percezione della realtà (opinioni, valori, giudizi…) sia quella corretta, e non possa essere altrimenti.
Non è facile uscire da una istintiva visione “personale” (e quindi soggettiva) della realtà. Se però osserviamo quanto le persone possano essere variegate, avere opinioni e gusti diversi (e contrastanti!), accanirsi fino allo sfinimento (o alla guerra) sostenendo posizioni opposte; e quanto, nell’arco dei tempi e delle varie culture, gusti e valori siano cambiati… risulta evidente come non ci siano, in effetti, mai opinioni valide in modo assoluto.

[…]

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Written by Valter Psicofelicità

Mi occupo di crescita personale da 40 anni. Nel mio blog parlo di migliorare se stessi, la propria vita e le relazioni, per vivere meglio ed essere più felici.

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